giovedì 18 novembre 2004

Carissimi tutti, ciao!


Stasera vorrei rispondere all'amico anonimo che mi ha lasciato un commento al precedente post. Carissimo amico (volevo scrivere concittadino, ma mi sembrava che creasse un tono formale, spero che non ti dispiaccia se ti chiamo amico!) prima di tutto volevo ringraziarti, perchè il tuo commento mi ha fatto riflettere e pensare, mi ha messo in discussione davanti a me stessa e a quello che vivo e provo. Ci ho pensato sù un po', e adesso provo a risponderti, ma rispondendoti cerco di chiarire anche a me stessa le cose di cui parlo, quindi chiedo scusa se mi esce qualche frase un po' contorta o incomprensibile... resto comunque aperta a qualunque richiesta di chiarimenti o altre domande...


Mi chiedi quanto sono vera, cioè, se ho capito bene, se il mio entusiasmo e la mia gioia sono una "posa", una maschera, o se vivo davvero così. Ci ho pensato tanto; cioè... più che tanto come tempo, tanto come intensità. Perchè credo che questa sia una domanda bella e davvero cruciale per l'esistenza non solo di questo blog, ma della mia vita e del modo in cui la sto vivendo.
La mia risposta è che la gioia che esprimo qui la sento davvero "dentro", o meglio, sento che io ci "vivo" dentro. Perchè dico questo: perchè la mia gioia non dipende da me, da quello che sto facendo, da quanto sono rispettata o apprezzata, ma dalla consapevolezza che Dio mi ama, che Cristo è davvero risorto, che la morte non ha potere su di me; perchè la mia vita è eterna in Dio; perchè nonostante i miei peccati, sbagli, errori, piccolezze, meschinerie, pigrizie, ecc. Lui mi perdona e mi ama allo stesso modo, anzi, forse di più; perchè so che la mia vita ha un senso, un significato, un perchè anche se io non lo vedo...


Allora il "tono" dei miei post può essere sempre allegro e gioioso anche se io sto vivendo un momento difficile, anche se vedo che ci sono tristezze e incomprensioni attorno a me, anche se so bene che mentre io scrivo c'è gente che soffre tanto e muore...
Poichè non sono io la causa della mia gioia, essa non è merito mio, non dipende da me, e neanche dagli altri, ma solo dal fatto che c'è un Dio che mi ama e che ha dato la Sua vita per me, che vuole dare la Sua vita a me.


Per questo motivo non credo che la mia gioia sia una "corazza" che mi rende impenetrabile, perchè la mia felicità non è una cosa che indosso "fuori" ma viene da "dentro", da una certezza, dalla mia fede, dalla presenza di una scintilla di divino nel mio cuore, da quel Dio che abita in me come in tutti coloro che mi stanno accanto. La gioia per me non è una difesa, ma un cuore che pulsa, che pompa le mie energie, e ossigena il mio essere con l'amore di Dio. E per questo cerco di non essere "impermeabile" alle persone con cui ho a che fare, ma il mio sforzo è proprio quello di farmi loro vicina, e lasciare che loro si facciano a me vicine.


Un'altra tua domanda era se è proprio necessario mostrarsi sempre gioiosi ed entusiasti...
Beh, se considero quello che ho scritto sopra dovrei dire di sì, che è importante perchè testimonia che questo Dio non è solo un'idea che ho in testa, ma una persona che vive e ama me e attraverso di me...
Mi viene in mente una frase che ho sentito dire più volte ma di cui non ricordo l'autore, so solo che era ateo o di un'altra religione. Questo personaggio si diceva affascinato dalla dottrina cristiana, ma affermava che non si sarebbe convertito al cristianesimo perchè non vedeva sui visi dei cristiani la gioia di chi sa che Cristo è davvero morto e risorto per loro e darà la sua vita immortale ai suoi fedeli. (non garantisco l'esattezza della frase ma il concetto c'è!)
Con questo non voglio dire che bisogna andare in giro con un sorriso "a 45 denti", quello non sarebbe testimoniare la gioia ma una paresi facciale. Dico però che se un cristiano non sente in fondo al suo cuore che nonostante tutto quello che vive di brutto o spiacevole o doloroso c'è comunque una speranza, la serena felicità di chi si sa nelle mani di un Padre buono, quello non ha ancora capito bene cosa è la sua fede.
E non voglio dire che non ci possano essere momenti di dubbio, incertezza, momenti in cui si afferra tutta la portata del male e del peccato e si chiede a Dio il perchè di tanto dolore... se Gesù ha voluto soffrire prima di donarci la vita ci sarà un motivo. Lui ha sofferto da innocente, ha sofferto fisicamente e psicologicamente, ha subito violenze e tradimenti, inganni e rinnegamenti, il suo grido dalla croce "Dio mio perchè mi hai abbandonato?" testimonia che anche Lui ha provato una grande sofferenza e la lontananza dal Padre, ma la fiducia nella Sua bontà non l'ha mai lasciato, infatti ha detto anche: "Nelle tue mani affido il mio spirito". E queste frasi non possiamo dire che le ha dette col sorriso sulle labbra, data la sua situazione, ma sicuramente ha saputo fidarsi di Dio. E questo in momenti così gravi e cruciali, è il corrispettivo della gioia nel quotidiano che anche noi ci troviamo a vivere.
Quindi dico che la gioia ha diversi modi di manifestarsi.
Io stessa non vivo sempre con tanto entusiasmo come quando scrivo... anch'io vivo, come tutti, gli alti e bassi dell'umore, momenti di stanchezza e di incomprensione, di fatica e di incoerenza... ma so che al di là di tutto questo l'amore di Dio non viene meno, che la possibilità di migliorarmi ce l'ho in qualsiasi momento, che se penso a quanto il mio Signore ha fatto e sta facendo per me posso subito rasserenarmi e guardare al futuro (ma anche al presente) con nuova speranza.


E' possibile che i miei "toni" lascino qualcuno perplesso, lo posso capire, io stessa nutro qualche perplessità sul modo in cui alcuni cristiani manifestano la loro fede... ma questo non mi porta a giudicare, solo penso che io sono diversa, e ringrazio Dio che nella Chiesa c'è posto per tutti: per chi ha una certa sensibilità e per chi ne ha un'altra, e tutti comunque vi trovano un posto e la certezza dell'amore di Dio.


So bene anche che una certa "cultura" nutre certi pregiudizi o dà letture semplicistiche del cattolicesimo: mi dispiace enormemente, ma mi fa capire perchè tanta gente non si lascia neanche avvicinare dal dubbio che ci possa essere la felicità dietro questa aura sempliciotta che alcuni stanno costruendo attorno alla Chiesa.
Anche per questo mi sembra importante far vedere che si può essere cristiani e felici, semplici magari, ma non sempliciotti; sorridenti, ma non perchè viviamo "fuori dal mondo", senza accorgerci che il male c'è; credenti, ma non creduloni...


Non so se sono riuscita a rispondere alle tue domande, caro amico, spero che tu mi faccia sapere qualcosa, fammi pure altre domande, se ti va, io risponderò volentieri, come posso...
Vorrei solo chiederti una cosa: potresti firmarti anche solo con uno pseudonimo o un nickname? Così posso scrivere "carissimo ...." con un nome!
Chiudo ringraziandoti tanto per le tue riflessioni e le tue domande, aspetto tue notizie!


Il Signore vi dia gioia!


SrL

7 commenti:

  1. Era Gandhi quella persona. Ne sono sicura perchè è uno dei miei "modelli" extra cristiani.Grazie per questo post. Mi è servito davvero. A furia di vivere davanti ad un pc, sto perdendo il vero valore delle mie senzazioni. La mia vita non è il pc o quello che accade tramite esso (vedi quello che mi sta accadendo...)è altro! E poi dalle mie parti c'è un proverbio che tradotto dice più o meno così: tu vai sempre avanti. La verità ti seguirà sempre se tu sei in essa.E forse questo è velido anche per la blogo sfera.

    Un grande abbraccio e che la serenità sia con te!

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  2. Se la gente che dice di avere fede credesse in ciò che dice, ribalterebbe la sua realtà. Tutto quello che vede e tocca diverrebbe finto e tutto ciò che non può vedere diverrebbe per loro la cosa più preziosa. Il lavoro diverrebbe un peso, non avrebbero gratifiche se non nel Signore e nel sapere che sono bene accetti a Lui. Guadagnare non aggiungerebbe significato alla loro vita ed essere ricchi di nascita sarebbe un peso insopportabile. Si prodigherebbero al fine di propagare quella loro sensazione che li ha resi liberi dal mondo e schiavi di Dio. Poiché chi accetta di essere servo del Signore, lo é dalla mattina alla sera e senza soste, lo é quando va in bagno e quando parla alla gente. Lo é nel segreto e lo é nell'evidenza. Un fedele servitore del Signore non si preoccupa della giornata, poiché sa che qualunque cosa gli succeda... il Signore sarà con lui, poiché lui fa la Sua volontà.

    Con questa consapevolezza il fedele può (a ragione)essere felice, ma allo stesso tempo può essere triste per chi ancora é incastrato nel mondo e... (ed é il mio caso) arrabbiato perché chi dovrebbe comunicare queste cose... se ne frega ! E chi invece vorrebbe essere aiutato si trova persone che non avendo mai avuto il coraggio di affrontare la propria fede e di porsi le domande scomode, ora non sa rispondere a chi da quelle domande deve organizzarsi un futuro.

    Quindi, ogni fedele servitore del Signore ha un compito, e Geremia e Isaia non scherzavano quando andavano con gioghi da cavallo ed efod dai vari Re Acaz e Ioakim. Paolo non rideva quando lo perseguitavano di città in città. Ciò non di meno son riconosciuti come "fedeli servitori".

    Ma se un fedele servitore ha il compito di rassicurare e di tranquillizzare, BEN VENGA la felicità ed il sorriso ! Basta che si sappia che il messaggio é si bello, ma per chi lo ascolta. Il giorno del Signore, sarà pure meraviglioso per coloro che sono scritti nel Suo libro..., ma per gli altri, da quel poco che ho capito non sarà un bel giorno.



    Professare la propria fede non é facile, specie se in ambiente ostile. Se vi trovaste a professare la vostra fede in un ambiente di "estremismo", non sareste allegre. Sareste contente che il Signore é con voi comunque. Ma aggiungendo a quello che hai detto tu, mi sembra "agghiacciante" voler immaginare Gesù sorridente mentre prende a calci i banchetti delle colombe o mentre fugge dal tempio perché vogliono lapidarlo. E non credo che le sue parole fossero cariche di toni gentili quando rimproverava Nicodemo perché pur essendo maestro della legge, certe cose non le capiva.

    Non possiamo pensare che tutti i fedeli debbano avere un sorriso stampato sulla faccia, così come un servo del Signore per il ruolo che ricopre non può tenere astio e portare rancore. Dunque, diamo la possibilità al fedele di essere se stesso. Un fedele può anche crollare, ecco perché é necessario andare sempre in due quando si predica, poiché se uno dei due crolla, l'altro é li per risollevarlo (metaforicamente e fisicamente). E un fedele viene risollevato in tanti modi, con la dolcezza, con la fermezza, con il dialogo, con il regionamento, con l'esempio. Tu hai scelto la felicità e il sorriso. Un giorno spero di potermi affiancare a te prima che i miei denti finiscano di cadere, ma per ora devo continuare a cantarne quattro a chi fino adesso ha dormito.



    Ogre

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  3. posso confermare...

    quando facciamo veramente vivere Gesù in noi ci si sente così...

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  4. Credo che tu sia autentica,alla fine siamo tutti liberi di essere quello che siamo e se tu vedi la vita con gioia può solo essere positivo,indipendentemente dalle motivazioni o dalla fede.Le persone solari esistono e se hanno dentro qualcosa che le muove verso la gioia è giusto che lo esprimano,fa bene anche agli altri...

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  5. ciao! sono capitata x caso nel tuo blog! e mi è piaciuto molto..!!!! mi ha dato serenità...proprio ora che non sono serena...devo prendere una decisione difficile...volevo chiederti un consiglio...mi lasci un tuo indirizzo email dove posso scriverti?

    grazie mille x l'aiuto

    un abbraccio

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  6. Sorella e (posso dirlo?) Amica,



    ho apprezzato tantissimo la tua risposta al mio commento precedente.

    Sei riuscita anche a spiazzarmi... non mi capita spesso. Di solito succede quando da una persona ricevo più di quello che m'aspetto.

    E poi la faccenda della paresi facciale era niente male.

    Quindi grazie di cuore.

    Quanto a come rivolgerti a me, non sono molto avvezzo a nickname o pseudonimi di sorta. Quindi mi era venuto in mente di chiamarmi "senza nickname" così da poterlo abbreviare in "snc", così da pareggiare il tuo "SrL".

    Ma mi è sembrata una boutade insulsa.

    Potrei fare il piacione e chiedere a te e ai commentatori di indicarmi un nick possibile, ma non riesco ad essere così ruffiano!

    Così ho pensato di rifarmi alla mitologia greca e di chiamarmi Dedalo, l'ingegnere-artista che voleva volare.

    Auto-battezzarsi non è per nulla semplice: eppure la domanda "Chi sono?" è quella che più volte, in mille forme diverse, ci si pone.

    La risposta ci viene da tante cose. Principalmente ci specchiamo negli altri, così, pian piano, scopriamo loro e noi stessi.

    Cosa vedremo quando potremo specchiarci nella faccia di Dio?



    Dedalo

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